Domanda: Sei stato eletto, ormai da qualche mese, nella segreteria nazionale della CUB. Come vivi questa esperienza e come si rapporta al tuo ruolo di Presidente nazionale di Unione Inquilini?
Risposta: “Nel concreto della mia vita personale, non è cambiato molto. Vivo i miei impegni come facce della medesima medaglia. Continuo a svolgere il mio ruolo nell’Unione Inquilini di Milano, faccio la consulenza agli inquilini e agli assegnatari, come ho sempre fatto da 50 anni. Penso, al di là della mia persona, che l’elezione di un compagno di Unione Inquilini alla segreteria della CUB, rappresenti anche un riconoscimento politico alla crescita e all’esperienza maturata in questi anni dal nostro sindacato. Cerco di portare dentro il dibattito della CUB anche il metodo di lavoro e di discussione dell’Unione inquilini: aperto, schietto, qualche volta aspro ma senza preclusioni preconcette, statiche maggioranze e minoranze. Non nego che dentro la CUB siamo ancora impegnati nel tentativo di espellere (o quantomeno digerire) le scorie di un dibattito congressuale, sicuramente ricco ma anche troppo aspro e cristallizzato. Ancora abbiamo pendenze di carattere legali i cui unici beneficiari, purtroppo, non credo siano il sindacato o i lavoratori che rappresentiamo, ma gli avvocati con le loro parcelle.”
Domanda: La segreteria della CUB ha discusso dei referendum contro la precarietà del lavoro promossi dalla CGIL. Quale orientamento si sta assumendo?
Risposta: “La CGIL e più in generale le tre confederazioni CGIL – CISL e UIL hanno grandi responsabilità nel non aver contrastato adeguatamente e con lotte vere le leggi che hanno introdotto ed esteso la precarietà nel lavoro e introdotto controriforme esiziali per la condizioni dei lavoratori (basti pensare alle pensioni e la “Legge Fornero”). Hanno firmato diversi contratti di lavoro in cui quelle norme sono state tradotte nel concreto di accordi negativi. E’ evidente che il rapporto, in particolare della CGIL, nei confronti delle scelte dei governi di centro sinistra o quelli “tecnici” appoggiati dal centro sinistra, è stato arrendevole. Detto questo, non dobbiamo prendere una posizione settaria o con lo sguardo rivolto all’indietro. La precarietà è il nemico da sconfiggere, così come la deregolazione degli appalti che crea le condizioni degli omicidi e degli incidenti sul lavoro. La precarietà è effetto delle politiche neoliberiste di questi ultimi decenni. Non se ne esce senza rovesciarle e fare dell’intervento pubblico la leva di una nuova stagione di politica economica e sociale. Per questo, vogliamo stare dentro il dibattito che si svilupperà nelle fabbriche e nei posti di lavoro. Come ha detto l’Unione Inquilini al Congresso: l’alternativa alle destre non è tornare a prima, perché quel prima è causa del problema e non la soluzione.”
Domanda: L’Unione inquilini ha deciso di aderire alla campagna referendaria, pensi che la CUB farà altrettanto?
Risposta: “Premetto che ho condiviso questa scelta e che l’ho votata nella segreteria nazionale dell’Unione Inquilini, ritenendola non contraddittoria rispetto alla linea della Confederazione. Io, e ritengo altri componenti della segreteria e dirigenti della CUB, firmeremo i referendum, ferma restando l’autonomia e la libertà delle categorie, dei dirigenti e degli iscritti, che è caratteristica peculiare della nostra Confederazione. Penso che la CUB starà nel dibattito, specialmente tra i lavoratori, sostenendo il SI al Referendum e, soprattutto, le ragioni che stanno dietro a questa scelta e che prima ho espresso.
Domanda: Come sai, nel documento congressuale dell’Unione Inquilini, abbiamo rilanciato la “necessità storica” della costruzione di un sindacato di base e conflittuale unitario (che non vuol dire per forza unico). Eppure, l’impressione è che i gruppi dirigenti siano ancora anni luce lontani da questa consapevolezza, chiusi nel recinto di una autoreferenzialità che purtroppo sembra sempre di più far rima con marginalità. Quale è, dal punto di vista della CUB, la situazione?
Risposta: “Io penso che la CUB si stia sforzando, e non da ora, nella costruzione di iniziative di lotta unitarie e nel tentativo di tessere relazioni stabili tra tutti i sindacati e le organizzazioni del sindacalismo di base e conflittuale. Quando ci si riesce, i risultati si vedono. Per esempio, sulla Palestina, siamo riusciti a coinvolgere in uno sforzo unitario, associazioni, sindacati, comitati, dando vita a Milano a una manifestazione nazionale che ha visto una partecipazione incredibile, che effettivamente non si vedeva da anni. Certo è ancora poco, ma debbo dire che, almeno nelle relazioni con mondi importanti del sindacalismo di base, ormai sembra maturare la consapevolezza che ognuno, da solo, è inadeguato e insufficiente e che l’unità è una premessa indispensabile se si vuole superare lo scoglio difficile dell’efficacia. Certo non tutto procede come vorremmo e ci sono ostacoli che ancora frappongono alcune organizzazioni del sindacalismo di base che faticano a dismettere un certo settarismo o una pervicace volontà egemonica, non capendo che unità non vuol dire annessione. Anche qui, penso, che dall’esperienza dell’Unione Inquilini possa venire un qualche contributo positivo: l’unità si costruisce partendo dalle piattaforme e riconoscendo a tutti i soggetti pari dignità, autonomia e rispetto. Io penso che occorra andare avanti con chi ci sta, senza pregiudiziali e senza porre veti con chi si dimostrerà disponibile ad aggregarsi lungo il percorso.