sabato, Luglio 27, 2024
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Contro il “decreto sicurezza” che promette la galera al posto delle case popolari

Il titolo dell’articolo 8 del disegno di legge del governo, attualmente in discussione, e presto in votazione presso le commissioni Affari Costituzionali e Giustizia della Camera dei Deputati, è un “cavallo di Troia”. Il titolo “Occupazione arbitraria di immobile destinato a domicilio altrui” non corrisponde al contenuto. I medesimi Uffici della Camera dei Deputati, nel dossier esplicativo delle disposizioni contenute nel ddl, affermano: “Sulla base della formulazione letterale del testo la fattispecie dell’acquisizione fraudolenta sembra riferirsi a tutti gli “immobili altrui” e non soltanto a quelli destinati a domicilio altrui… Si valuti l’opportunità di chiarire l’esatta portata normativa dei due differenti riferimenti  

Tradotto dal linguaggio tecnico: nel titolo si dice una cosa, nel contenuto, poi, se ne fa un’altra.

Già il titolo presentava elementi fortemente ambigui, giocata sull’espressione immobili “destinati” a domicilio altrui”. Ma, lasciamo pure stare, come neanche in questa sede ci interessa approfondire la questione di quanto necessario fosse modificare la legislazione per impedire atti odiosi come uno che si impossessa di una casa perché una persona si allontana, magari per un ricovero.

Il punto oggi è tutt’altro. La questione è che quello è un puro “cavallo di Troia”, perché il testo in esame, passa tranquillamente ad altro ed estende il campo di applicazione fino a comprendere qualsiasi immobile, anche vuoto, anche non destinabile a domicilio altrui in quanto non a uso residenziale oppure, addirittura, neanche occupato ma solo detenuto “senza titolo legittimo”, aprendo le maglie di questa legislazione anche a chi è sottoposto a uno sfratto esecutivo.

 Chi si macchia di tale “reato” rischia una pena tra due e sette anni di carcere. Ma, attenti, c’è una cosa in più: alla stessa pena viene sottoposto anche “chiunque si intromette o coopera nell’occupazione dell’immobile, ovvero riceve o corrisponde denaro o altra utilità per l’occupazione medesima”. Sostanzialmente, si applica ai movimenti, alle associazioni, ai comitati, ai sindacati, come il nostro, che sostengono una occupazione per necessità di un immobile vuoto e in degrado, partecipano a un picchetto antisfratto, addirittura, non sembri una esagerazione, attivano o partecipano a una sottoscrizione. La nostra cassa di resistenza contro gli sfratti, può divenire un crimine da punire fino a 7 anni di carcere.

Infine, mentre l’occupante, in caso di cooperazione (lascia l’immobile spontaneamente, per la minaccia del carcere), si vede annullato il procedimento penale, lo stesso non è previsto per chi ha collaborato o sostenuto quella lotta. La pena si estende, l’annullamento del procedimento, invece no.

Un impianto liberticida e che ha come principale scopo quello di annullare ogni forma di conflitto sociale.

E’ nostro compito riprendere e rilanciare una offensiva contro questa deriva autoritaria.

Già il relatore dell’ONU sui diritti umani, informato da Unione Inquilini e dall’Alleanza Internazionale degli Abitanti, aveva avanzato al governo italiano rilievi forti sulla pdl Bisa, ora ripresa dal ddl Sicurezza. Rilevi da noi depositati in Audizione in Parlamento.

Il governo e la maggioranza delle destre che lo sostiene, seguendo una antica propensione, “se ne frega”. Ugualmente fa spallucce ai rilievi della Commissione ONU rispetto a sfratti che violano i diritti umani, sanciti dai Trattati e dalle Convenzioni internazionali, firmati dall’Italia e ratificati dal Parlamento.

Va rovesciato la propaganda bugiarda della legalità, nella declinazione delle destre antisociali al governo.

Chi risarcisce le famiglie, utilmente collocate nelle graduatorie e che rimangono, spesso per tutta la vita, senza una risposta? Chi viene chiamato in causa per le decine di migliaia di alloggi ERP vuoti e non assegnati? Quali sanzioni vengono inflitte, come invece avviene in altre Paesi Europei, a chi lascia il patrimonio (sia pubblico che privato) vuoto, spesso abbandonandolo al degrado?

Ripetiamolo ancora una volta. In Italia vivono 650 mila famiglie in attesa vana di una casa popolare, pur avendone il diritto certificato dalle graduatorie, a cui ne vanno aggiunte altre decine di migliaia che la domanda neanche la fanno, vista l’impossibilità di trovare una risposta pubblica. L’offerta di case popolari è sostanzialmente una goccia nel mare di un bisogno invaso e, in molte zone del Paese, quelle addirittura con un disagio più grave, è totalmente inesistente. Nel frattempo, assistiamo allo scandalo di decine di migliaia di alloggi ERPP vuoti e non assegnati. Pendono sulla testa delle famiglie oltre 200 mila richieste di esecuzione di sfratto con la forza pubblica senza che i comuni possano (in alcuni casi, neanche vogliano) intervenire nella direzione del passaggio da casa a casa, almeno per quei nuclei che avrebbero diritto a una casa popolare. Si eseguono ogni giorno circa 140 sfratti, in non pochi casi, separando le famiglie, rinchiudendo anziani in RSA o altre nefandezze che, come ricordato, sono contrarie alle Convenzioni e ai Trattati che l’Italia ha sottoscritto, violando, così, in maniera plateale, i diritti umani. 

 Non si affrontano queste contraddizioni dalla coda ma dalla testa.

Il cuore delle destre antisociali al governo batte tutto da un’altra parte: la loro ossessione è la guerra ai poveri e a chi si batte per i diritti, soprattutto i diritti sociali e i diritti umani.

 Non farla passare è una battaglia sociale e di civiltà. Non riguarda solo chi viene direttamente colpito da norme repressive e per niente aderenti alla lettera e allo spirito della Costituzione. Riguarda tutti.

Il rischio, altrimenti, è finire come nella celebre poesia di Brecht: oggi sono indifferente perché non mi riguarda, poi, quando toccherà a me, mi giro e non c’è più nessuno che possa aiutarmi.

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