In Italia oggi si muore di rendita.
Tra il 2022 e il 2024 sono state sfrattate 73.000 famiglie: l’equivalente dei nuclei residenti in due città di medie dimensioni. Nel 2024 in Italia si conta una media di 106 sfratti con forza pubblica al giorno. Questo dato significa che ogni giorno sono accadute molte cose: volanti sotto casa, genitori disperati, valigie preparate in fretta, bambini che piangono. Soprattutto però significa che ogni giorno le politiche pubbliche hanno fallito, che non è stato garantito il passaggio da casa a casa e che sono stati violati contemporaneamente molti altri diritti fondamentali: quello all’infanzia, alla salute, alla riservatezza.
Nel mio Paese ci sono 1 milione e 49 mila persone che vivono in affitto in condizione di povertà assoluta e 650 mila famiglie in attesa di un alloggio popolare.
L’Italia sta vivendo una crisi abitativa senza precedenti, vittima di un turismo senza freni e della totale assenza di investimenti nelle politiche abitative: non ci sono soldi, ci dicono, non vi possiamo aiutare.
Le case pubbliche sono solo il 3 per cento di tutto il patrimonio immobiliare italiano e di queste, circa60.000 sono vuote: intanto il governo Meloni ha programmato di stanziare per i prossimi cinque anni solo 650 milioni di Euro di cui i primi 100 milioni saranno investiti di fatto solo nel 2027. e il resto tra il 2028 e il 2030: insomma, nessun vantaggio concreto prima del 2029, almeno, e sempre che un vantaggio alla fine ci sia.
Si tratta infatti di risorse irrisorie, che ancora non è chiaro come verranno investite: perché in Italia pubblico e social Housing non sono la stessa cosa. Quest’ultimo infatti è accessibile solo alla così detta fascia grigia, persone che hanno un reddito non inferiore a 25.000 Euro l’anno che, da noi, non è poi così poco. Si tratta di risorse che escono dalle tasche dello stato e traghettano in quelle degli investitori e dei costruttori, disposti solo a scendere a patti su compensazioni che lasciano del tutto escluse le persone in condizioni di vera fragilità.
Per queste nessun investimento, anzi tagli e repressioni. Sono stati tagliati completamente i fondi statali per il contributo affitto e per la morosità incolpevole: meno 300 milioni per chi senza colpa non arriva a fine mese.
Cosa serve?
Prima di tutto risorse. Serve che i soldi pubblici non siano investiti nelle spese militari ma nella ristrutturazione e nel recupero del patrimonio sfitto pubblico e privato.
Ci serve un vero piano casa e ci serve subito: il patrimonio sfitto deve essere ristrutturato recuperato e finalizzato all’abitazione, prima di tutto nel pubblico ma anche nel privato. Il diritto di accedere ad un alloggio popolare deve essere effettivo e lo sfratto non può più essere un trauma occorre garantire il passaggio da casa a casa.
Non possiamo più accettare che interi palazzi pubblici siano venduti ai fondi di investimento e che al posto degli studentati pubblici si costruiscano hotel studenteschi con camere a prezzi superiori al mercato.
Serve stanziare risorse per incentivare le locazioni di lunga durata.
Le nostre battaglie sindacali non si fermano e non si fermeranno, neppure se veniamo minacciati di finire in galera come ha fatto il governo Meloni con il DL sicurezza.
Per noi la casa è un diritto e non una merce, per noi la casa è di chi l’abita.



